curiosità stroriche padovane  1°

FURLANETTO GIUSEPPE

FURLANETTO, Giuseppe. - Nacque a Padova il 30 ag. 1775 da Sante e da Angelica Salvato. Dopo un periodo di educazione privata, nel novembre 1790 entrò nel seminario vescovile della città, dove si manteneva salda la tradizione umanistico-religiosa impressa dal suo fondatore, G.G. Barbarigo, e vi frequentò con molto profitto i corsi di greco e di latino, le scuole di ebraico e di arabo, dedicandosi anche all'apprendimento delle scienze naturali. Completò poi la propria formazione con gli studi teologici, biblici, di storia sacra ed ecclesiastica, coltivati soprattutto qualche anno prima del sacerdozio.

Ordinato sacerdote nel 1798, venne destinato, come correttore, alla prestigiosa tipografia del seminario, dove già si andava progettando una seconda edizione del celebre Lexicon di E. Forcellini. Forse deluso per un lavoro poco stimolante, il F. vi rimase solo due anni tenendo nel frattempo anche un generico insegnamento di umanità, presumibilmente occasionale, presso il collegio di S. Giustina dei monaci cassinesi.

Nel dicembre 1800 il F. si trasferì a Chioggia presso la famiglia del conte D. Cestari come istitutore del figlio appena adolescente: fu un'esperienza fallimentare che, come testimoniato dalla corrispondenza del F. con gli amici e con il padre del ragazzo, rivelò in lui insofferenza e anche una certa mancanza di tatto educativo. Lasciata casa Cestari nel gennaio 1803, rientrò a Padova e vi riprese gli studi preferiti finché, nel novembre 1805, fu chiamato a insegnare nel seminario storia sacra ed ebraico, incarico che mantenne fino all'agosto 1808, allorché gli fu affidata la direzione della tipografia, che attraversava una difficile fase editoriale ed economica. Con la pubblicazione, per conto dell'editore Foglierini, dell'opera del Metastasio in 17 volumi, il F. diede nuovo impulso alla stamperia concependo altresì l'edizione di una collana di classici latini, Collectio omnium scriptorum Latinorum, in 110 volumi, di cui solo una ventina furono pubblicati. Non poté, però, riequilibrare i conti economici, compromessi soprattutto da un'ambiziosa ma infelice iniziativa editoriale degli anni precedenti, come la pubblicazione dellaEncyclopédie méthodique, giunta al CCXXVI volume, che invano tentò di rilanciare.

La seconda edizione del Lexicon forcelliniano aveva suscitato un nuovo e appassionato dibattito intorno alla latinità e all'esigenza, già sottolineata da G. Cognolato, di correzioni e integrazioni da apportare alla pur straordinaria ricognizione lessicale del Forcellini. Il F. si impegnò a fondo in questa ricerca pubblicando, sul Giornale dell'italiana letteratura (1814), un Avviso per invitare i dotti di ogni parte d'Italia e di Europa a inviare, entro il settembre dello stesso anno, integrazioni e suggerimenti. Osservava, infatti, che, pur definita locupletior, la seconda edizione del Lexicon conteneva in realtà soltanto aggiunte alla lettera A, non comprendendo neppure le voci raccolte instancabilmente dal Cognolato. All'appello risposero in molti e il materiale, rielaborato dal F., fu nel 1816 pubblicato in una Appendix di 102 pagine in folio dalla tipografia del seminario. Essa accoglieva 2.770 correzioni e 1.070 nuovi vocaboli.

Lasciata nel 1817 la direzione della tipografia, il F. assunse per un breve periodo l'incarico di lingua greca e di ermeneutica neotestamentaria nella facoltà di teologia dell'università di Padova, soppressa dai Francesi nel 1808 e ricostituita dal governo austriaco nel dicembre 1816. Poi, chiamato nel 1819 a reggere il seminario, si dedicò anche alla ripubblicazione dell'opera epigrafica di S.A. Morcelli, da lungo tempo da lui curata e annotata, che uscì, in 5 tomi, tra il 1819 e il 1833.

La direzione del seminario risultò particolarmente tormentata; acuti diventarono i contrasti con il nuovo vescovo di Padova, Modesto Farina, che riteneva il F. responsabile della dilapidazione dei capitali della tipografia. Per questa accusa egli venne anche sottoposto a un'inchiesta da parte del governo austriaco. Peraltro il clima complessivo all'interno del seminario era ostile al F., la cui direzione appariva troppo supina agli indirizzi di politica scolastica del governo viennese. Ne fu tanto amareggiato da manifestare all'economo del seminario, D. Colpi, il desiderio di essere completamente dimenticato.

Nell'agosto 1822 il F. lasciò il rettorato del seminario per dedicarsi all'insegnamento delle lingue orientali e, in particolare, alla redazione della terza edizione del Lexicon forcelliniano. La pubblicazione dell'opera fu motivo di nuovi contrasti con mons. Farina che si opponeva a un coinvolgimento della tipografia seminariale per timore di nuovi insuccessi economici. La questione fu superata con la costituzione di una società editrice formata dai librai Stella di Milano, Weigel di Lipsia, che poi si ritirò, da amici del F. e da alcuni sacerdoti del seminario. Allo scopo di preparare un'accurata edizione comprendente anche le nuove voci epigrafiche, il F. intraprese, nel novembre 1825, un lungo viaggio in Toscana, Roma, Napoli, Pompei. Tornato a Padova, ove si adoperò anche per la fondazione del Museo civico, malgrado le non buone condizioni fisiche, continuò con impegno la revisione del Lexicon che cominciò ad apparire nel 1827 per concludersi, con il quarto volume, nel 1834, arricchito di 5.000 aggiunte e 10.000 correzioni.

In una eloquente epistola latina, articolata in venti paragrafi, il F. diede conto dei criteri metodologici cui si era ispirato. Come osservò il Tommaseo, aveva lasciato sostanzialmente intatto l'impianto del Forcellini, inserendo però nuove voci attinte dalle scoperte codicologiche di A. Mai, dalle novità epigrafiche, nonché da ricerche lessicali nelle opere di grammatici, glossatori e scoliasti. Aveva comunque inteso allargare il lessico all'intera latinità, ritenendo che anche i vocaboli del cosiddetto latino volgare potessero appartenere ad età piu classiche. Sottolineata l'esigenza di fornire la derivazione etimologica dei termini, ne aveva indicato le quantità sillabiche e numerato i paragrafi all'interno delle voci.
Più ampio, rispetto al Forcellini, era l'elenco degli autori latini. Il F. riconobbe nella prefazione il contributo offerto, oltre che dal Mai, da B. Borghesi, da G. Labus e da G. Trivellato; ma, consapevole della difficoltà di essere esauriente in questo campo e quasi ad ammonimento, premise alla sua "lettera al benevolo lettore" una significativa citazione di Ausonio: "Alius alio plura invenire potest, nemo omnia".

Una seconda Appendix, di 210 pagine, apparve nell'agosto 1841: comprendeva parole tratte, in particolare, da Celio Aureliano, da Boezio, dal Vecchio Testamentotradotto dall'ebraico, dalla Vulgata di s. Girolamo. Negli stessi anni il F. maturò l'idea di una enciclopedia di tutta l'antichità e di un Thesaurus linguae Latinae. Per realizzare il secondo progetto, falliti i tentativi italiani, prese contatto con il celebre editore parigino Firmin Didot, che si recò anche a Padova fornendo al F., come esempio di voce, il termine "acerbus", ma l'iniziativa non ebbe seguito. Il F., comunque, aveva continuato a coltivare l'interesse per l'epigrafia curando, nel 1837, l'edizione delle antiche lapidi del Museo d'Este, visitando, nel 1839 e poi nel 1841, i siti archeologici della Dalmazia, e prendendo parte ad alcune polemiche sull'interpretazione di iscrizioni recentemente scoperte; in questa veste fu perfino destinatario di una beffa, con un falso numismatico rinvenuto in occasione degli scavi per il caffè Pedrocchi.

Dopo essersi recato nuovamente a Napoli nel 1845 per partecipare al Congresso degli scienziati, nel 1847 il F. pubblicò a Padova Le antiche lapidi patavine, ove illustrava 825 iscrizioni di cui 57 greche, 21 venetiche e le restanti latine. Fu la consacrazione della sua fama, oltre che come illustre lessicografo, anche come studioso di antichistica. Autore inoltre di epigrafi latine commemorative, divenne socio di varie accademie italiane, da quella Patavina di scienze, lettere ed arti, a quella Archeologica di Roma, alla Pontaniana di Napoli, alla Reale di Torino, all'Ateneo veneto di scienze, lettere ed arti, dove lesse alcune importanti memorie.

Le tumultuose vicende politiche di quegli anni rimasero estranee alla vita del F. che, solo qualche mese prima della morte, manifestò, in un discorso politico ora conservato nella Biblioteca del seminario, la propria ostilità all'annessione al Piemonte e alla monarchia costituzionale.

Il F. morì a Padova il 2 nov. 1848.

Un elenco delle opere del F. è in G. Bellini, pp. 209-211: fra queste si vedano in particolare: Appendix ad totius Latinitatis Lexicon Aegidii Forcellini, Patavii 1816;Totius Latinitatis Lexicon consilio et cura Iacobi Facciolati opera et studio Aegidii Forcellini seminarii Patavini alumni lucubratum, in hac tertia editione auctum et emendatum…, ibid. 1827-31 (1ª ed. tedesca, Schneeberg 1833); Le antiche lapidi del Museo d'Este illustrate, Padova 1837; Appendix Lexici totius Latinitatis ab Aegidio Forcellini elucubrati et in tertia editione Patavina… aucti et emendati…, ibid. 1841; Interpretazione e supplimento di un'antica lapida romana trovata presso Iesolo, Venezia 1842; Le antiche lapidi patavine illustrate, Padova 1847;Intorno alla convenienza e alla necessità di versare sulla storia di Padova, ibid. 1855; Degli istituti di pubblica beneficienza presso gli antichi Romani per l'età infantile, simili a quelli dei tempi nostri, ibid. 1857; Intorno lo speciale sistema della schiavitù presso i Romani, ibid. 1858; Memoria intorno ad Asconio Pediano, ibid. 1858; Intorno alla lapida gladiatoria scoperta in Padova nel gennaio del 1819…, ibid. 1859; Dissertazione inedita sulle phalerae dei Latini, ibid. 1860.

L'epistolario del F., in gran parte inedito, è depositato presso la Biblioteca del seminario vescovile di Padova.

 

 

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